Allarme Pesticidi, ci stanno uccidendo
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2 morti e 6 malati di tumore in una strada. “I pesticidi ci stanno uccidendo”
CAPPELLA MAGGIORE - “Questa zona era un paradiso, ora è un inferno”. Indica i vigneti, Viviana, e i campi che circondano la sua casa, per raccontarci la situazione di una strada di campagna dove l’aria è diventata “irrespirabile, tossica”.
In via Borgo Villa, a Cappella Maggiore, c’è quasi un malato per casa. Due persone sono decedute questa primavera, per un tumore al cervello e per un mieloma. Abitavano a 30 metri di distanza. I malati che si stanno curando, oggi, solo in questo quartiere, sono sei: tre persone stanno lottando contro il linfoma non Hodgkin, due contro un cancro intestinale, uno contro un tumore al sistema linfatico. Altri residenti sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto Soccorso per vertigini e perdita di conoscenza. Tra questi Viviana, che ci spiega quando la strada ha iniziato a diventare “invivibile”.
“L’aria pura che si respirava un tempo in questa via - riferisce la signora - è solo un lontano ricordo. Da quanto i vigneti hanno cominciato a moltiplicarsi e i pesticidi a essere irrorati senza controllo, in molti abbiamo cominciato a star male. Era l’agosto del 2012 quando un mio vicino di casa, Andrea, è stato ricoverato in Pronto Soccorso per forti vertigini e nausea. Nessuno ci ha dato peso ma due anni dopo, sempre in agosto, la stessa sorte è toccata a me e a un’altra vicina, Antonietta. Entrambe avevamo gli stessi sintomi, che si sono fatti sentire per tutta l’estate. Durante il periodo di trattamenti la nausea e le vertigini mi costringevano a letto per ore. Non ho capito subito di cosa si trattasse ma poi ho associato il malessere a quei trattamenti chimici a cui, proprio la primavera di quell’anno, aveva iniziato a essere sottoposto il vigneto limitrofo la mia abitazione. Il contadino che si occupava di irrorare arrivava tutto bardato e quel veleno da cui egli si difendeva indossando un apposito scafandro, entrava nelle nostre case attraverso le finestre aperte, si depositava sul nostro giardino e sul nostro orto. Quel vigneto è stato improvvisamente rimosso a febbraio del 2016 - continua Viviana - dopo che avevo fatto diverse segnalazioni al riguardo al sindaco, all’Ulss e alla polizia. Da allora non ho più accusato vertigini, né alcun tipo di malessere ma la mia tiroide, proprio a causa di quei trattamenti, ha subìto danni irreversibili. Mio marito Renato, poi, ha un enfisema polmonare e mia figlia si è gravemente ammalata: linfoma di Hodgkin”.
La figlia di Viviana e Renato vive nella casa accanto ai genitori e ha lo stesso linfoma che ha colpito altri due vicini di casa. Ha 35 anni, una figlia piccola e ora si sta curando con l’ennesimo ciclo di chemioterapia, per combattere quel male che, ne è sicura, “è stato causato dai pesticidi”. “Per anni ho mangiato le verdure del nostro orto - spiega la ragazza indicando l’appezzamento di terreno - e proprio accanto agli ortaggi sorgeva quel vigneto che è stato rimosso lo scorso anno. Quel vigneto che veniva irrorato continuamente. Quindi, io, cosa ho mangiato?”
Se il vigneto che sorgeva a sinistra dell’abitazione di Viviana e Renato è stato rimosso, a destra ne rimane un altro e di fronte alla casa sorge un grande campo dove cresceva prima mais, poi soia. Un campo non esente da irrorazioni, come spiega Viviana: “Il grande sospetto è che, per quanto riguarda i tre casi di linfomi non Hodgkin, la responsabilità sia anche dell’erbicida che veniva irrorato da anni nell’estesa coltura di mais che, guarda caso, costeggiava proprio le tre abitazioni dove si sono verificati i casi di linfomi”.
Che il rischio di ammalarsi di linfoma non Hodgkin aumenti con l’esposizione a sostanze chimiche quali gli erbicidi è stato affermato dalla ricerca scientifica, come si legge sul sito dell’ AIRC (associazione italiana per la ricerca sul cancro). E che sia più difficile combattere la malattia se si rimane esposti alle sostanze chimiche, è ciò che ha spinto la persona che avrebbe dovuto irrorare il campo a rifiutarsi di farlo. “Il terzista incaricato di spargere i pesticidi - spiega Viviana - conosceva i problemi della nostra famiglia, sapeva che mia figlia era malata e che la guarigione sarebbe stata impossibile con un’ulteriore esposizione all’erbicida. Inizialmente ha rinunciato all’incarico, ma poi in accordo con il contadino si è deciso di irrorare solo la sera e lontano dalla casa, lasciando la parte di campo vicina a noi priva di pesticida. Il contadino, inoltre, si è ripromesso di coltivare dal prossimo anno solo frumento, coltura che non necessita di erbicidi. A queste persone - ci tiene a sottolineare Viviana- va il mio grazie”,
Viviana, Renato e la figlia lottano da anni contro la malattia, ma anche e soprattutto contro chi mette l’interesse economico sopra la tutela della salute dei cittadini. “Facciamo parte del Comitato Marcia Stop Pesticidi - riferisce Renato - e sono numerose le segnalazioni che abbiamo fatto al Comune e ai vari enti che dovrebbero tutelarci. A casa, incolte cerchiamo di difenderci come possiamo”. Renato mi mostra delle cartine gialle: “Queste si trovano solo in internet - spiega - e diventano blu quando vengono bagnate. Durante le irrorazioni le posizioniamo sulla rete esterna del nostro giardino, mettendo in guardia i contadini a stare attenti a dove e come spruzzano”.
Via Borgo Villa, a Cappella Maggiore, non è l’unica zona dove la malattia, seppur non contagiosa, si è diffusa. I cittadini puntano il dito contro le irrorazioni, che avvengono soprattutto sui vigneti, ma anche su altre colture. Ma quali sono le sostanze che vengono irrorate?
Le molecole più utilizzate in zona, dopo quelle a base di zolfo, sono Glifosate, Folpet, Mancozeb e Metiram. Il Regolamento CE definisce le indicazioni di pericolo: il il Glifosate ha codici H318 (provoca gravi lesioni oculari) e H411 (tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata). Folpet e Mancozeb hanno invece rispettivamente frasi di pericolo H351 (sospettato di provocare il cancro) e H361D (sospettato di nuocere al feto). Il Metiram, che in zona è più utilizzato del Glifosate, ha un codice H373 (può provocare danni agli organi in caso di esposizione prolungata e ripetuta). Sostanze che possono provocare il cancro, lo si legge nella tabella degli elementi. Sostanze che sulla cui nocività sono già stati fatti numerosi studi, come spiega il dottor Giacomo Toffol, pediatra, medico dell’ISDE (Associazione medici per l’ambiente) e membro di ACP (Associazione culturale pediatri), relatore di recente in alcune conferenze su salute e pesticidi che si sono tenute in zona.
“Quando ci si espone a un’irrorazione gli effetti possono essere acuti o cronici - spiega il dottor Toffol - I primi avvengono quando si respira la sostanza, e ci possono essere reazioni di vario tipo, immediate. Ma più grosso è il problema dell’esposizione prolungata a queste sostanze: non c’è dubbio che Mancozeb e Folpet siano interferenti endocrini e in quanto tali sono pericolosi soprattutto per le donne incinte, poiché possono danneggiare la tiroide, organo fondamentale in gravidanza per il corretto sviluppo del cervello del bambino. Il Glifosate è stata riconosciuta come sostanza cancerogena dallo IARC”. “Sono in corso numerosi studi per chiarire la cancerogenità di queste sostanze, che possono favorire l’insorgere di un cancro - conclude Toffol - ma mentre la ricerca va avanti andrebbero eliminate. Impossibile fare a meno di tutti i fitofarmaci da subito, ma importante è lavorare in questo senso”.
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